lunedì 13 luglio 2009

MINI & Cinquecento : considerazioni.











Esistevano, alla fine degli anni ‘50, due modi di intendere la piccola utilitaria . Da una parte vi era chi, come la FIAT era alla ricerca nella progettazione della terza generazione della fortunata piccola “500” (già Topolino) di caratteristiche tecniche il più semplificate possibili il tutto con il lodevole obiettivo di contenere il prezzo di listino al pubblico.
Si occupò di pervenire ad una apprezzabile sintesi di queste indicazioni - che provenivano dalla dirigenza della casa - l’Ing. Dante Giacosa che propose e fece approvare per la futura vettura che tanto successo riscosse soprattutto sul suolo italiano ( ma non bisogna dimenticare che questa utilitaria venne esportata anche negli Stati Uniti d’America) una architettura a motore posteriore raffreddato ad aria a due cilindri con conseguente trazione sulle ruote posteriori.
Era quello uno schema che seppur altamente desueto ai giorni nostri trovava seguaci (o precursori) in case come Volkswagen con il Maggiolino e Porsche con il modello 356 che darà origine poi alla fortunatissima serie di sportive ad alte prestazioni 911 giunte con il medesimo schema tecnico sino ad oggi.
Diverso il discorso per quanto riguarda una significativa vettura coeva della piccola torinese : la
MINI. Lì le scelte tecniche dovute all’estro di Sir Alec Issigonis furono davvero rivoluzionarie e condizioneranno l’architettura della quasi totalità, (ad eccezione dell’attuale Smart) delle utilitarie attuali ovvero : motore quattro cilindri trasversale anteriore, ruote posizionate agli estremi della carrozzerìa e di diametro ridotto per non rubare ulteriore spazio all’abitacolo ( 10”), trazione anteriore. Il tutto con uno spazio per l’abitacolo di due metri + 450 cm per il bagagliaio e 600 cm per il vano motore zona in cui il radiatore era collocato trasversalmente su di un lato del vano motore.
Tali caratteristiche davvero innovative dovute al genio del tecnico di origine turca porteranno infine ad una notevole guidabilità della vettura su strada : agilissima e reattiva essa si distinse per l’aver vinto numerosi rallyes nel corso degli anni ‘60, tra cui quello di Montecarlo gareggiando contro vetture ben più blasonate e prestazionali. Ecco dunque che il coraggio della BMC nell’imostare la ADO 15 (la Mini) venne - come accade quando ci si avventura in imprese apparentemente senza sbocchi - ampiamente ripagato. Ed il successo sul mercato che riscuote la riuscitissima Mini by BMW ai tempi nostri è l’esempio di come un progetto vincente possa attraversare i tempi.








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